“Prof, noi no ricordare più niente, noi essere fame e son(n)o!”.
Quella che avete appena letto è la frase con cui la mia classe di studenti mi ha accolta lunedì 10 gennaio, il primo giorni di ripresa delle lezioni. La mia reazione, neanche a dirlo, è stata:
ESSERE FAME E SON(N)O?!
“Ragazzi, niente paura: è normale non ricordare nulla dopo le vacanze di Natale!”, ho detto, sperando di tranquillizzare loro (e me stessa, mentre provavo a mascherare lo shock!).
Seduta alla cattedra, con i miei libri accanto, ho iniziato a guardarmi intorno e ad osservare le copertine dei nostri manuali didattici. Gli esercizi contenuti all’interno erano già stati per la maggior parte svolti e la “pigrizia da rientro” era ben visibile negli occhi dei miei alunni, ancora assonnati da una sveglia che per troppo tempo era rimasta spente… Cosa fare allora?
Mi sono guardata attorno e l’unica cosa utile che avrei potuto utilizzare erano i due cestini posti in classe. Guardo al loro interno: vuoti…
Con un’idea bislacca ma forse geniale in testa, ho preso i cestini dall’aula e ho recuperato due fogli di quaderno. Ho preso il mio pennarello da lavagna, un po’ di scotch e ho scritto “ESSERE” e “AVERE” sui due fogli che ho poi attaccato ai cestini presenti in classe.
Ho guardato i miei studenti e ho chiesto loro di fare una cosa molto semplice: scrivere tutte le espressioni che venivano loro in mente su foglietti di carta e attendere le mie indicazioni. I miei alunni, un po’ stupiti nel vedermi armeggiare con tutto quel materiale di cancelleria senza proferire verbo, mi hanno ascoltata e hanno fatto quanto richiesto. Hanno strappato qualche foglio dai loro quaderni, li hanno ritagliati in pezzi più piccoli e hanno scritto espressioni come “fame”, “sete”, “sonno”, “triste” e molte altre.
Uno per uno, ho chiesto loro di leggere le espressioni scritte, di appallottolare ogni foglio e di fare canestro nel cestino corretto. E così, tra qualche lancio più o meno fortunato, abbiamo ripassato insieme che in italiano è corretto dire “avere fame” e “avere sonno”, anziché usare l’ausiliare essere.
L’idea del cestino è piaciuta così tanto che l’abbiamo usata per ripassare moltissimi altri contenuti, tra cui:
- il genere dei nomi (attaccando un foglio con scritto “maschile” e “femminile” a ciascun cestino”);
- il numero dei nomi (attaccando un foglio con scritto “singolare” e “plurale” a ciascun cestino”);
- il passato prossimo (recuperando i fogli di “essere” e “avere”);
- gli articoli determinativi e indeterminativi (scrivendo sul cestino solo gli articoli per i quali loro dimostrano più difficoltà come “lo” e “il” e i rispettivi plurali).
Insomma, come avete visto a volte basta davvero poco per creare idee divertenti, semplici ma di grande effetto per fare lezione in classe!
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