Devo ammetterlo: prima dell’emergenza non avevo mai insegnato on line. Certo, avevo assistito a numerosissimi webinar come uditrice, ma non mi ero mai messa nei panni dell’insegnante di italiano a distanza né avevo mai pensato, lo ammetto, di dovermi ritrovare obbligata a farlo dall’oggi al domani. E invece…
Durante questo mese di didattica a distanza ho imparato moltissime cose scoprendone (con sorpresa!) molte altre e tutte ben lontane dai luoghi comuni che noi insegnanti abbiamo sentito e ai quali, senza cognizione di causa, abbiamo candidamente creduto…
Ecco, dopo il salto, la lista di quello che fino ad ora ho imparato.
“La didattica a distanza è fredda e impersonale”. Questa è sempre un po’ stata la mia opinione generale e ammetto di averci anche creduto per molto tempo. In realtà, una lezione on line permette comunque di mantenere costantemente il contatto visivo e, con esso, tutti quegli aspetti che rendono efficace una lezione in presenza, tra cui la mimica facciale, il tono della voce e le pause nell’interazione. Ovviamente, come in classe, anche la lezione a distanza presuppone la tacita accettazione di alcune regole che facilitino il lavoro dell’insegnante e l’apprendimento degli allievi. Tra queste, ad esempio, può essere buona norma chiedere agli “studenti a distanza” di disattivare il microfono e partecipare agli input solo se interpellati (ad esempio, prenotando il proprio turno di parola usando la funzione dell’alzata di mano che molte piattaforme per la videoconferenza offrono). In questo modo, ad esempio, ho potuto controllare meglio la lezione tenendo a bada gli alunni più “effervescenti” e dare tempo e spazio anche agli studenti più timidi. In ultimo, ma non meno importante, l’applicazione di questa regola ha evitato, inoltre, che ai disturbi propri di una connessione spesso capricciosa si aggiungessero i rumori di sottofondo propri dei contesti domestici di ciascuno (miei inclusi!).
“Lavorare da casa è una pacchia: ciabatte, bibite calde, abiti comodi”. Questa affermazione, in realtà, l’ho solo presa in prestito. Anni di lavoro come traduttrice e web content writer (e quindi, eremita!) mi avevano già illuminata anni fa sugli aspetti negativi del lavoro da casa. Per questo motivo, anche dopo questa esperienza, mi piace ribadirlo: no, non è una pacchia.
Gli occhi, la voce e le orecchie sono fortemente stimolati. Lo schermo del pc ci affatica presto la vista e l’uso prolungato delle cuffiette può farci entrare presto in confusione o, ancora peggio, provocare una tenue, seppur costante, emicrania. Per rendere la lezione on line un momento piacevole (per tutti!) sto organizzando le lezioni seguendo uno schema fisso (ma variabile nei tempi e nelle attività) trovato in rete qualche settimana fa. Lo schema prevede che una lezione on line non duri più di 45 minuti e che segua questa suddivisione: 5-10-15-10-5. I cinque minuti iniziali sono dedicati ad accogliere gli studenti, i dieci minuti successivi al saluto servono invece per rispondere ai dubbi relativi alla lezione precedente e presentare l’argomento della lezione (fase di elicitazione) per proseguire poi con la lezione vera e propria (di 15 minuti). in seguito, e per i dieci minuti successivi, si può lasciare spazio alle attività (esercizi, role-play, ecc…) per poi congedarsi dagli studenti ricordando l’appuntamento per la prossima lezione e assegnando loro qualche attività (ultimi cinque minuti).
“Tutto ciò che serve per poter insegnare on line è un pc/smartphone/tablet”. Ovviamente servono anche cuffiette, connessioni stabili e un angolo silenzioso. Ma il punto non è questo: serve che tutti, insegnante e studenti, sappiano usare gli strumenti scelti. In questo mese di didattica a distanza ho compreso quanto poco “digitali” siano i nativi delle ultime generazioni. Per questo motivo, e per evitare di mettere a disagio i nostri studenti (e risparmiarmi eventuali fastidi e vari sbigottimenti), ho trovato molto utile selezionare uno strumento per ciascuno scopo e presentarlo loro con un video tutorial fatto da me spiegando nel dettaglio quale sarà l’uso che ne faremo durante queste settimane di quarantena. Dopo il video tutorial siamo passati all’uso concreto dello strumento (prima tutti insieme a lezione e, solo dopo, da soli). La parsimonia è d’obbligo: meglio scegliere al massimo cinque strumenti e usare solo quelli per un periodo abbastanza lungo così da non generare confusione ma dimestichezza. Solo in seguito, se necessario, potrete variare.
Personalmente credo che questa (seppur tragica) situazione sia stata molto utile e formativa alla mia esperienza di insegnante e farò del mio meglio per non “impigrirmi” ma facendo tesoro di queste esperienze e dei volti soddisfatti e, nonostante tutto, sereni dei “miei ragazzi”.
Anche voi, complice l’emergenza, avete dovuto ricredervi sulla didattica a distanza? Cosa avete imparato?
È veramente strano leggere che i nativi delle ultime generazioni siano così poco “digitali”… Ma in effetti me ne sono resa conto già quando invarie occasioni ho chiesto a dei 18-20enni il loro indirizzo mail e non ho ricevuto risposta. A volte sembrano più smart i nonni che i nipoti…
Hai proprio ragione, cara Silvia!
A volte credo che spetti (ancora una volta!) a noi insegnanti aiutare gli studenti anche in questo ed educarli alla scoperta e all’uso consapevole di e-mail, registrazione e autenticazione, privacy, videoscrittura, e molto altro.