Quello che vedete qui sopra, e che ho voluto condividere con voi, è uno degli strumenti che ho inserito nella mia pratica didattica e che mi sta dando buoni frutti perché, pur essendo un semplice foglio di Word, contiene al suo interno alcune delle informazioni che stanno rendendo la mia programmazione didattica decisamente più efficace e semplice. Grazie all’uso di questo strumento, dopo aver programmato le lezioni di italiano per stranieri secondo le esigenze dei miei studenti, dalle loro conoscenze pregresse e abilità, mi è stato possibile strutturare una didattica più personalizzata e incisiva mettendo al centro del processo di apprendimento i loro errori grammaticali, lessicali, fonetici, ortografici e sintattici che ci hanno dato modo di riflettere e ripartire. Vediamo insieme come!
Il report degli errori dei miei studenti è nato circa un mese fa quando ormai la didattica a distanza era diventata la mia realtà di insegnamento (a proposito, leggete qui la mia esperienza) e quando tutto il lavoro “tradizionale” ha dovuto lasciare spazio a quello digitale e a un uso più considerevole (e più o meno consapevole!) di tabelle, appunti su Word, piattaforme e archivi su Cloud. Vista l’emergenza, mi sono dovuta adattare alle risorse di cui disponevo e adattarle al mio gruppo di alunni desiderosi di apprendere e comunque presenti, seppur “schiacciati” in un quadratino in pixel colorati e frastornati da salti di connessione, balbettii di voci meccaniche e altre spiacevoli stravaganze virtuali. Seppur lontani dall’aula, il report degli errori è stato quindi un modo per rendere più personalizzato l’approccio didattico, mettere in pausa l’avanzamento del sillabo e dedicare più spazio all’apprendimento di ciascun alunno sfruttando (anche) i loro errori per ideare esercizi e attività.
Come l’ho strutturato e utilizzato? Per comodità, ho creato un report settimanale inserendo il nome degli alunni, la tipologia di errore e l’output in cui questo è più ricorrente inserendo alcune annotazioni libere solitamente prese alla fine della lezione. Al termine di ogni settimana (solitamente il venerdì pomeriggio) mi sono poi dedicata alla programmazione delle lezioni della settimana successiva prevedendo un’attività finale che mettesse in gioco anche i loro errori. Ad esempio, ho proposto dettati da completare in cui, tra le altre parole, vi erano anche quelle che i miei studenti avevano sbagliato più spesso, ho proposto gare a punti di spelling inserendo nuovamente alcune delle parole più segnalate nel mio report, ho chiesto loro di raccontare la trama del film che avevano guardato il giorno prima (per farli lavorare sul passato prossimo ma senza stress), ho proposto attività di conversazione sul cibo e li ho invitati a parlarmi del loro piatto preferito, descriverne la preparazione ed elencare gli ingredienti (per esercitarci sull’imperativo e sui tanto odiati articoli determinativi!).
Dopo alcune settimane dalla sua applicazione, e dopo aver visto i primi frutti, posso affermare con certezza che questo metodo di lavoro, per essere efficace, deve essere continuativo, inclusivo (tutti gli studenti svolgono gli stessi esercizi lavorando inconsapevolmente sugli errori di tutti) e monitorato poiché accompagnato da una spiegazione finale che aiuti tutti a riconoscere l’errore e ad autocorreggersi.
Cari colleghi, vi auguro un buon lavoro e spero che questo strumento possa esservi utile!
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